Notturni
|
2018 | ash watercolors on paper | 22,5x11 cm each
The idea of residue understood as something that comes from a cycle, from a path, understood as something visually identifiable, but which we are not always able to grasp at first sight. Combustion is a way to return elusive information, to make visible the stratifications that matter contains in the form of hidden and indefinite memory. Through combustion, the scraps of everyday domestic life are converted into tiny elusive particles, organic elements passed to another life that retain the traces of an intimate experience, in a continuous succession of existence, death and metamorphic resurrection. The ash deposited by the fire is collected, mixed with water and used as a pigment to paint monochrome watercolors, uniform surfaces that make you think of samples with almost imperceptible tonal differences. The operation, so calibrated as to border on a certain rituality, paradoxically transforms into the figurative abstraction of that “already been”, in which the ash is in all respects comparable to the night, understood as a place of space but also as an experience or metaphor of becoming. Everything runs out and stops burning by relying on the persuasive power of oblivion, manifesting its own identity as if it were inner (and infinite) landscapes with a strong astral, nocturnal component. Compositions, in this sense, which are also closely connected to the musical aspect of the term. It is the attempt to reveal the essence of what remains - and which therefore resists - to total dispersion, the attempt to bring a remnant back to visibility, to restore its meaning in an image. |
2018 | acquerelli di cenere su carta | 22,5x11 cm ognuno
L’idea di residuo intesa come qualcosa che proviene da un ciclo, da un percorso, intesa come qualcosa di visivamente identificabile, ma che non sempre siamo in grado di cogliere a prima vista. La combustione è un modo per restituire le informazioni sfuggenti, per rendere visibili le stratificazioni che la materia racchiude sotto forma di memoria nascosta e indefinita. Attraverso la combustione, gli scarti della quotidianità domestica si convertono in minuscole particelle inafferrabili, elementi organici passati ad altra vita che conservano le tracce di un vissuto intimo, in un continuo susseguirsi di esistenza, morte e resurrezione metamorfica. La cenere depositata dal fuoco viene raccolta, mescolata all’acqua e usata come pigmento per dipingere acquerelli monocromi, superfici uniformi che fanno pensare a campionature dalle differenze tonali quasi impercettibili. L’operazione, talmente calibrata da rasentare una certa ritualità, tramuta paradossalmente nell’astrazione figurativa di quel “già stato”, in cui la cenere è a tutti gli effetti equiparabile alla notte, intesa come luogo dello spazio ma anche come esperienza o metafora del divenire. Ogni cosa si esaurisce e smette di ardere affidandosi al potere persuasivo dell’oblio, manifestando la propria identità quasi si trattasse di paesaggi interiori (e infiniti) dalla forte componente astrale, notturna. Composizioni, in questo senso, strettamente connesse anche all’aspetto musicale del termine. È il tentativo di rivelare l’essenza di quel che resta - e che quindi resiste - alla dispersione totale, il tentativo di riportare alla visibilità una rimanenza, di ridarne senso in immagine. |
