ONE OF US
2022-2024 (ongoing) | photography and artificial intelligence
One of Us is a project that reflects on the relationship between identity and otherness, focusing in particular on the portrait, an inevitably unfaithful imitation of reality, which becomes the symbol of the ambiguous condition of our existence. Portraiture is undoubtedly one of the privileged genres in the history of art, tackled starting from traditional techniques up to digital ones. The continuous improvement of technology has in fact upset the systems of representation, so much so that today there is a software that, thanks to a generative algorithm, is able to simulate (or more precisely “generate” in the true sense of the term) a potentially infinite number of images depicting faces of strangers with extremely realistic features in the form of fictitious photographs, anonymous individuals who “exist without existing”. By inserting herself among these pseudo-people, the artist puts in place a real process of camouflage in which her own identity (apparently) takes the forms of an absolute otherness. The self-portrait, that is a photograph taken from the personal archive, seems to have all the characteristics of the close-ups produced by artificial intelligence: the framing, the spontaneity, the frontality, the color. Even the photographic technique seems to connect every image, yet it is not so. The intent is therefore to reach the complex and peculiar intertwining of the self and the other by passing unnoticed, inserting, with a slight ambition, in an unidentifiable and therefore unattainable space-time. By imposing her own presence among the absent, in such a way as to play in an equivocal way on the binomial truth/fiction, the artist overturns all common sense, finds her own paradoxical place in what cannot be placed, becomes an intruder as cumbersome as it is invisible, opens up to the inevitable confrontation with an Other who cannot escape. Photography thus becomes a tool to spread the illusion, to confuse. Once (self)portrayed, the Self loses its alleged autonomy and depends entirely on the context in which it appears, it adjusts to anonymity by losing its identity. Who I am? Who are you? Let the viewer find the content. As if to tell us that the artist is a desperate hunter of truth destined to never find peace. |
2022-2024 (in corso) | fotografia e intelligenza artificiale
One of Us è un progetto che riflette sul rapporto tra identità e alterità concentrandosi in particolare sul ritratto, imitazione inevitabilmente infedele del reale, che diventa il simbolo della condizione ambigua della nostra esistenza. Il ritratto è senza dubbio uno dei generi privilegiati della storia dell’arte, affrontato a partire dalle tecniche tradizionali fino a quelle digitali. Il continuo perfezionamento della tecnologia ha infatti stravolto i sistemi di rappresentazione, tant’è che oggi esiste un software che, grazie ad un algoritmo generativo, è in grado di simulare (o più precisamente “generare” nel vero senso del termine) un numero potenzialmente infinito di immagini raffiguranti volti di sconosciuti dalle sembianze estremamente realistiche sotto forma di fotografie fittizie, anonimi individui che “esistono senza esistere”. Inserendosi tra queste pseudo-persone, l’artista mette in atto un vero e proprio processo di camuffamento in cui la propria identità assume (apparentemente) le forme di un’alterità assoluta. L’autoritratto, ossia una fotografia tratta dall’archivio personale, sembra avere tutte le caratteristiche dei primi piani prodotti dall’intelligenza artificiale: l’inquadratura, la spontaneità, la frontalità, il colore. Anche la tecnica fotografica sembra accomunare ogni immagine, eppure non è così. L’intento è dunque quello di giungere al complesso e peculiare intreccio di sé e di altro passando inosservati, inserendosi, con una leggera ambizione, in uno spazio-tempo non identificabile e pertanto non raggiungibile. Imponendo la propria presenza tra gli assenti, in modo tale da giocare in modo equivoco sul binomio verità/finzione, l’artista rovescia ogni senso comune, trova una sua paradossale collocazione nell’incollocabile, diviene intruso tanto ingombrante quanto invisibile, si apre al confronto inevitabile con un Altro che non può sottrarsi. La fotografia diventa così uno strumento per diffondere l’illusione, per con-fondere. Una volta (auto)ritratto, il Sé perde la sua presunta autonomia e dipende interamente dal contesto in cui appare, si adegua all’anonimato perdendo l’identità. Chi sono io? Chi è lei? Che sia l’osservatore a trovare un contenuto. Come a dirci che l’artista è un disperato cacciatore di verità destinato a non trovare mai pace. |