Cortocircuito liquido
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2017 | photographs immersed in stagnant water | Saintes-Maries-de-la-Mer (Camargue), France | digital prints on Epson Glossy Photo Paper | 15x20 cm each (51,4x36,4x1,4 cm each)
This work was born from the intent to thin the boundary between the photographer, the photograph and the photographed subject. It is a work that investigates the possibilities of image transformation through a material fusion between image and substance, by means of the water element. The process used consists in visiting and photographically portraying some expanses of stagnant water, then immersing the shots in the waters collected by the ponds themselves. During the immersion, the chemical structure of the acids from which the photographic film is made comes into contact with the impurities of the water, chromatically altering the pigments that make up the original image, blurring their outlines, modifying their lights and color tones. The prints, left underwater for a variable period of time, were only fished out when they took on the desired effect. The result, however unpredictable, is a sort of liquid hallucination, a set of dreamlike landscapes composed of colors that pour into each other and missing details. Water becomes a skilled collaborator capable of leaving a trace of itself, of its existence and its passage, an element capable of operating on its own image by reviving part of the photographed subject. This reaction brings out new scenarios with an iridescent appearance, small short circuits that generate the condition of “image in the image”, real surreal atmospheres contaminated by the substance from which they are composed. |
2017 | fotografie immerse in acqua stagnante | Saintes-Maries-de-la-Mer (Camargue), Francia | stampe digitali su Epson Glossy Photo Paper | 15x20 cm ognuna (cornice: 51,4x36,4x1,4 cm ognuna)
Questo lavoro nasce dall’intento di assottigliare il confine tra il fotografo, la fotografia e il soggetto fotografato. È un lavoro che indaga le possibilità di trasformazione dell’immagine attraverso una fusione materiale tra immagine e sostanza, per mezzo dell’elemento acqua. Il processo utilizzato consiste nel visitare e ritrarre fotograficamente alcune distese di acqua stagnante, immergendo poi gli scatti nelle acque raccolte dagli stessi stagni. Durante l’immersione, la struttura chimica degli acidi che costituiscono la pellicola entra in contatto con le impurità delle acque alterando cromaticamente i pigmenti che compongono l’immagine originale, confondendone i contorni, modificandone luci e tonalità. Le stampe, lasciate sott’acqua per un periodo di tempo variabile, sono state ripescate solo quando hanno assunto l’effetto desiderato. Il risultato, tuttavia imprevedibile, è una sorta di allucinazione liquida, un insieme di paesaggi onirici composti da colori che si riversano l’uno nell’altro e da dettagli mancanti. L’acqua diventa un’abile collaboratrice capace di lasciare una traccia di sé, della propria esistenza e del proprio passaggio, un elemento in grado di operare sulla sua stessa immagine facendo rivivere parte del soggetto fotografato. Questa reazione fa emergere nuovi scenari dall’aspetto cangiante, piccoli cortocircuiti che generano la condizione di “immagine nell’immagine”, vere e proprie atmosfere surreali contaminate dalla sostanza da cui sono composte. |
installation view | Ai piani intimi | Lavì! City | Bologna | 2018
