Radar Rêve
2019 | 12 photographs, fine-art prints on Hahnemühle Photo Luster paper mounted on dibond | 66x110 cm (20x26 cm each)
Radar Rêve is the name of an imaginary astronomical observatory. For a total of twelve consecutive days, the observatory’s radio telescopes monitored the passage of asteroid C-LB 06400 by taking a photo of it every day, at different times each time. The subject is nothing more than a small fossil collected along the beach of one of the seaside resorts visited during childhood, whose postal code in turn takes the name of the asteroid. From a travel memory to a marine relic spontaneously returned to the mainland, the fossil finally becomes a solitary celestial body suspended in the sidereal darkness of the sky, illuminated only by the light of distant stars. A body that time has carefully consumed to the point of modifying its appearance into “other than itself”, destined to wander in an unknown direction and in an equally mysterious dimension as it spins on itself, in an attempt to be admired in the many facets it possesses. Just as the exchange between reality and fiction is rapid, equally immediate is the transition from minute to cosmic dimension, a perceptive overturning that stops the gaze on the here and the now, making us forget what “has been”. To metaphorically fulfill the great dream of exploring space it is the increase in the degree of illusion given by the digital manipulation of images, but also and above all the name itself of the observatory that suggests the possibility of a fantastic abandonment towards what surrounds us. A rêverie, a daydream. |
2019 | 12 fotografie, stampe fine-art su carta Hahnemühle Photo Luster montate su dibond | 66x110 cm (20x26 cm ognuna)
Radar Rêve è il nome di un osservatorio astronomico immaginario. Per un totale di dodici giorni consecutivi, i radiotelescopi dell’osservatorio hanno monitorato il passaggio dell’asteroide C-LB 06400 scattandogli una fotografia al giorno, ad orari ogni volta diversi. Il soggetto non è altro che un piccolo fossile raccolto lungo la spiaggia di una delle località marittime visitate durante l’infanzia, il cui codice postale assume a sua volta la denominazione dell’asteroide. Da ricordo di viaggio a reliquia marina restituita spontaneamente alla terraferma, il fossile diviene infine un corpo celeste solitario e sospeso nell’oscurità siderale del cielo, illuminato soltanto dalla luce di stelle lontane. Un corpo che il tempo ha consumato con cura fino a modificarne l’aspetto in “altro da sé”, destinato a vagare in direzione ignota e in una dimensione altrettanto misteriosa mentre rotea su se stesso, nel tentativo di essere ammirato nelle tante sfaccettature che possiede. Così come è rapido lo scambio tra realtà e finzione, altrettanto immediato è il passaggio dalla dimensione minuta a quella cosmica, un ribaltamento percettivo che ferma lo sguardo sul qui e sull’ora, facendo dimenticare ciò che “è stato”. Ad esaudire metaforicamente il grande sogno di esplorare lo spazio è l’aumento del grado di illusione dato dalla manipolazione digitale delle immagini, ma anche e soprattutto il nome stesso dell’osservatorio che suggerisce la possibilità di un abbandono fantastico nei confronti di ciò che ci circonda. Una rêverie, un sogno ad occhi aperti. |